In Sicilia cresce sempre più la cultura che svaluta l’impegno amministrativo,  così come le opinioni che insistono su un’immagine di politica come pericolo o come male da cui difendersi.

A Melilli lo hanno visto crescere, fin da piccolo, non aveva ancora compiuto 20 anni, fu nominato assessore da chi oggi lo accusa, da chissà quali intrighi, quali intrallazzi, quali e quante corruzioni avrebbe messo in atto dopo essere stato eletto Sindaco, e chi lo accusa, guarda caso è la stessa persona che lo aveva promosso assessore.

Ma, Peppe Carta ha avuto delle colpe? Si che le ha avute.

Come ha potuto osare? Sfidare la casta? I potenti? Un ragazzo normale figlio di un operaio, che grazie alla gente perbene è riuscito a farsi eleggere “Primo cittadino” in uno dei comuni più ambiti del sud Italia, dove l’abitudine era quella di far gestire la cosa pubblica alle “famiglie più in vista,” che avendo il potere in mano hanno saccheggiato il palazzo comunale.

Hanno tentato di ammazzarlo, hanno tentato di farlo dimettere durante gli arresti domiciliari, hanno tentato di finirlo mentre era a terra, quasi rantolante, un accanimento tale da sovvertire anche le leggi della giungla che stabiliscono che un animale ferito non lo si finisce quando è a terra morente ma si aspetta che si rialzi e lo si affronta ad armi pari.

E dopo tutta questa farsa, l’opposizione è scappata, non si è presentata al suo rientro da Sindaco. Ma che vergogna, nell’ultimo consiglio comunale abbiamo potuto constatare l’assenza totale dell’opposizione, che aveva riempito il paese, che si sarebbe prodigata per sfiduciare il sindaco, riabilitato dalla stessa magistratura, la quale nel febbraio di quest’anno lo aveva azzoppato.

Un disegno studiato a tavolino fin dalla prima ora da Pippo Sorbello e dai suoi sodali, dopo che hanno visto spediti al mittente i ricorsi al TAR di Catania e al CGA di Palermo, e l’indagine sui brogli elettorali finita con l’archiviazione.

A niente sono valsi le varie testimonianze farlocche. Tali enti, infatti, hanno stabilito la legittimità dello svolgimento delle elezioni svolte nel 2017 e, che, hanno visto Peppe Carta diventare Sindaco di Melilli.

Tutto questo non è bastato all’avversario sconfitto, e allora bisognava inventarsi un qualcosa che disarcionasse Peppe Carta da Sindaco, che in appena due anni di amministrazione travagliata, secondo loro, rischiava di appannare e forse anche oscurare gli ultimi 15 anni di amministrazione Sorbello e i vari facenti funzione alternati durante l’amministrazione Cannata. Bisognava metterci la faccia con denunce circostanziate rivelatesi prive di qualsiasi fondamento.

Carta è di nuovo in sella, è stato riabilitato ed è ritornato a riprendere le redini di un comune disgraziato che negli ultimi anni ha toccato i bassifondi della politica, della lotta fratricida tra componenti di bande appartenenti talvolta a stessi gruppi politici e che hanno visto far da padrone la legge Severino contro Sorbello, sospeso per 18 mesi dalla carica di consigliere comunale e di deputato regionale, e contro l’ex Sindaco Cannata, sospeso anch’egli per 18 mesi insieme ad altri consiglieri comunali.

L’esperienza subita, nonché vissuta da Peppe Carta, alla luce del verdetto della magistratura che lo ha rimesso in libertà destinandolo a riprendere il proprio ruolo interrotto a febbraio di quest’anno, ha restituito Peppe Carta alla città più forte di prima, più consapevole e più umile che mai, forte dalle sue origini di figlio del popolo Melillese, che ha dimostrato come un figlio del popolo possa diventare il primo cittadino di una comunità che ha voluto a tutti i costi cambiar musica, stanca di vessazioni subite da chi ha immeritatamente governato una cittadina complessa e capofila di un quadrilatero dove è collocato il più grande polo petrolchimico e petrolifero d’Europa.

 Adesso dopo la batosta subita pretendiamo che lo stesso Carta abbia uno scatto di orgoglio e che possa finalmente riuscire a far diventare il palazzo quella casa di vetro degna di una buona politica al servizio della collettività, e che, purtroppo, i suoi predecessori l’hanno ripetute volte ricoperta di fango e merda.

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