Da Nord a Sud della Sicilia orientale molti sono i tratti di mare non balneabili per via di scarichi fogniari e industriali.
Dei circa 5 milioni di abitanti residenti in Sicilia, distribuiti in 390 Comuni, solo il 61% circa è servita da un impianto di depurazione (la popolazione servita nei comuni capoluogo di provincia sale al 71,5%) . In ambito regionale risultano censiti n. 438 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, esclusi quelli previsti e mai realizzati o quelli ormai in stato di totale abbandono, non più operanti o che non sono mai stati attivati. Il 18% circa del totale degli impianti esistenti risulta non attivo, ovvero, realizzato ma non connesso alla rete fognaria, esistente ma non attivo o in stato di by-pass . Inoltre, non tutti gli impianti sono stati dotati dei campionatori automatici in continuo collegati a misuratori di portata, previsti dalla Circolare dell’Assessorato Regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità del 27/07/2011 e del 4/03/2015, che consentono l’effettuazione di campioni medi ponderati nell’arco delle 24 ore, come previsto dalla Normativa.
Multe salate dall’UE arrivano al comune di Augusta e Catania.
Augusta è l’unica città della provincia di Siracusa ad non aver un depuratore di reflui civili. Ogni anno la località estiva di Agnone Bagni a causa di tensioattivi presenti nell’acqua indispone bagnanti e turisti.
Ecco le zone interdette alla balneazione inerenti il comune di Augusta: da Nord a sud “Stazione Marcellino fino a stazione Megara -Giannalena (rada); da Est a Sud: canale di Brucoli; segue Cala Spezzantennola fino a Granatello (zona militare), e, foce del fiume Marcellino (rada).
Catania è tra le città indicate dall’Unione Europea per la gestione inadeguata delle acque di scarico cittadine. Nel mirino i tratti costieri di Aci Castello, laddove è presente l’Area marina protetta “Isola Lachea”, Acitrezza e foce del Simeto. La maxi sanzione imposta dalla Corte di Giustizia Europea per l’Italia è di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma delle 100 città sprovviste di reti fognarie o di sistemi di trattamento delle acque reflue. Il sistema fognario catanese, al quale sono allacciati circa 70 mila utenti, è assolutamente insufficiente per la città e la questione relativa alla depurazione delle acque torna, puntuale, ogni estate.
Divieti di balneazione causa inquinamento fognario e industriale si riscontrano nel Siracusano.
Augusta, Agnone Bagni e Brucoli sono i tratti di mare ove si riscontrano scarichi fognari per la mancanza di un depuratore e fosse Imoff in residence prospicienti il mare.
Priolo è balneabile, ad eccezione del tratto di mare lungo 200 metri che dall’Enel arriva alla Sardamag; segue il Vallone delle Nevi (zona portuale) e il tratto di mare che dal faro Magnisi giunge all’ex Espesi.
Per quanto concerne Melilli, non ha punti balneabili. Le zone costiere inquinate, spesso frequentate da pescatori dilettanti sono: la zona A-B (foce fiume Marcellino) in prossimità del museo “Megara Iblea”, la zona C-D in prossimità pontile Syndial (ex Enichem) ove le concentrazioni di mercurio sia nell’acqua che nei sedimenti marini rappresentano una fonte di emissione attiva e pericolosa per la catena alimentare dell’intero bacino del mar Mediterraneo; e il tratto E-F corrispondente a Marina di Melilli, per via di fabbriche dismesse e scarico a mare “Canale alpina” della Isab sud.
Su Siracusa riscontriamo non balneabili i seguenti tratti costieri: da Monumento ai caduti a vicolo IV alla Mastrarua (E-O); da punta Castelluccio a scoglio dell’Elefante (N-S); da Porto Grande a Cala Muraglia Rossa (lato W); e da Torre Ognina a Punta Corvo-Cuba (zona portuale Ognina).
Ed infine, per quanto attiene il comune di Avola: torrente Borgelluzzo e torrente Eughini.
L’associazione ambientalista “Terramare” invita i bagnanti di prendere il bagno in luoghi poco antropizzati e lontani da scarichi fognari e industriali.
Buone vacanze

L’ecobiologa di Terramare
Dott.ssa Mara Nicotra
Ricercatore e consulente ambientale

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