L’articolo sottolineato è stato copiato dal giornale “Siracusa oggi” ma a noi serve per far evidenziare come l’associazione degli industriali della nostra provincia è da sempre molta attenta ai movimenti ambientalisti che stanchi di subire l’inquinamento incontrollato sono riusciti a far in modo che a Melilli venisse convocato un consiglio comunale aperto per discutere su: “Salute e Ambiente” Per l’associazione degli industriali uno schiaffo che non poteva passare inosservato, tanto da preparare le contro repliche da diffondere attraverso una riunione preparata da svolgersi in concomitanza della presenza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Così è stato e con la diffusione e la propalazione di numeri non fanno altro che minacciare il territorio, politica compresa, di stare attenti, perche altrimenti … così hanno dichiarato:

“Un impatto economico di 12 miliardi e 200 milioni di euro di fatturato complessivo nell’anno 2018 tasse e imposte versate dalle aziende per 1 miliardo e 100 milioni di euro, investimenti realizzati nel 2018 per 256 milioni di euro, retribuzioni a dipendenti diretti per 230 milioni di euro e a quelli dell’indotto per 150 milioni di euro, fatturato corrisposto ai fornitori per 234 milioni di euro. I benefici per l’ambiente nel 2018 rispetto al 2010 vedono una riduzione delle emissioni di co2 del 23%, di nox del 30%, di so2 del 43% e di polveri totali del 52%. Questi i numeri del Rapporto di Sostenibilità del Polo industriale di Siracusa, ufficialmente presentato durante un incontro introdotto dal presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona. “Crescono le imprese, cresce il territorio-ha detto il presidente degli industriali- parlando del Rapporto di Sostenibilità come di “un’assoluta novità per il territorio. Un lavoro avviato da Confindustria Siracusa e dalle dieci maggiori aziende dell’area industriale , “mirato a comunicare con il territorio, fornendo risposte ad una comunità che chiede informazioni e trasparenza. L’apertura al territorio e la raccolta di suggerimenti ed osservazioni ha come obiettivo condiviso la crescita etica e sostenibile”. Bivona  ha lanciato un appello alla politica: “un patto per la crescita che rimetta al centro le imprese e la politica industriale con una visione di medio lungo termine e quindi di futuro”.

L’associazione degli industriali locale, con la riunione tenutasi il giorno immediatamente dopo ha inteso “larvatamente” minacciare, politica, istituzioni e cittadini che oserebbero alzare la testa. Ed ancora siamo costretti per dare un’ulteriore idea facendo rilevare il seguito dell’articolo sottolineato:

“Al Governo Regionale, presente con il Presidente Musumeci il Presidente di Confindustria Siracusa ha chiesto “maggiore attenzione, maggiore vicinanza a chi crea ricchezza e lavoro e un dialogo costruttivo costante per la crescita sostenibile del territorio”. Il rapporto, presentato da Sergio Corso, vice presidente con delega alla RSI di Confindustria Siracusa, esamina i dati del 2018 (rapportandoli ai dati del 2010 come termine di paragone) e contiene le tre macro-aree che costituiscono i cardini dei bilanci di sostenibilità delle aziende: “sostenibilità economica” (valori economici di impatto sul territorio), “sostenibilità ambientale” (dati di impatto sull’ambiente inteso nelle macro-aree aria, acqua, rifiuti e bonifiche) “sostenibilità sociale” (lavoratori, formazione, HSE, rapporti col territorio e liberalità). I numeri vedono. I consumi elettrici sono calati del 20%, le aree private contaminate che hanno avviato gli iter di bonifica rappresentano il 68% delle aree del SIN. La produzione di rifiuti è calata del 42% . Tutto ciò grazie ad investimenti considerevoli delle aziende con adozione delle migliori tecniche disponibili (BAT) e sistemi di gestione sempre più innovativi. L’impatto sociale delle dieci aziende ha visto nel 2018 il costante miglioramento dell’impegno per salute, sicurezza e tutela dei diritti dei lavoratori (3mila e 39 i diretti e 4mila e 300 dell’indotto) con 173 mila ore di formazione e 0,8 infortuni ogni milione di ore lavorate. Oltre 7 mila giovani coinvolti in iniziative socio-culturali e 3 milioni di liberalità al territorio, inteso come comunità locali e stakeholder per iniziative sportive, culturali etc. Sergio Corso ha parlato di “un rapporto che ha tenuto conto dei più aggiornati standard di rendicontazione per la Responsabilità Sociale di Impresa a livello internazionale” e ha lanciato “uno sguardo al futuro del polo industriale siracusano, agli investimenti possibili, alla transizione energetica, in collaborazione con le Istituzioni locali chiamate ad una responsabilità comune per il futuro delle nuove generazioni”.

Ciò significherebbe, e queste sono mie dichiarazioni: “Siccome creiamo ricchezza vi dovete subire le puzze, le patologie e le morti per cancro, altrimenti potremmo decidere di dismettere. Insomma come dire: “Vi diamo il pane se pur avvelenato  e per questa ragione dovete abbassare la testa”.

Qualcuno ha tentato una sommessa replica dando una botta al cerchio e una alla botte:

Salvo Adorno, professore di storia contemporanea all’Università di Catania, ha tracciato l’excursus della storia industriale siracusana attraverso la metamorfosi dei tre attori fondamentali; l’industria, la politica e la comunità locale, mettendo in evidenza la differenza tra il contesto iniziale dell’insediamento dell’industria e quello attuale . “Emerge – ha detto Adorno – l’attuale frammentazione politica che porta alla mancanza di responsabilità decisionale, la nuova consapevolezza delle industrie sulle tematiche del rispetto e della salvaguardia dell’ambiente, la diffusa attenzione delle popolazioni alla questione ambientale rispetto all’iniziale slancio vero l’occupazione e il benessere economico”.

Ma figurarsi! Immediatamente incalzato dalla stessa associazione degli industriali… Ed ancora:

In Confindustria – ha detto Rossana Revello, Presidente gruppo tecnico RSI di Confindustria, collegata in streaming – nel 2018 abbiamo presentato il Manifesto “La Responsabilità Sociale per l’Industria 4.0,, in cui si parla di adottare un approccio sostenibile che riguarda la strategia, la governance, l’innovazione nei processi e nei prodotti, facendo attenzione a tutti i portatori di interesse, dai dipendenti ai fornitori e alla comunità in cui l’azienda opera. I benefici per le imprese hanno ricadute importanti per attrarre investitori che leggono nelle performance ESG delle imprese il segno di una capacità di gestire le sfide e di generare valore nel medio–lungo periodo. Questo Rapporto del polo industriale di Siracusa dimostra i miglioramenti dal 2010 ad oggi dell’impatto sociale delle aziende dell’area industriale siracusana. E questo deve essere il punto di partenza per guardare nel modo giusto al futuro”.

Non poteva mancare l’Eni e quindi l’industria dello Stato, con Remo Pasquali, che in maniera quasi attenuata ha messo la ciliegina sulla torta:

“Pasquali, responsabile dell’HSE Refining e Marketing di Eni, ha affrontato il tema della transizione energetica secondo le linee tracciate dal PNIE

Inoltre, in sede di Consiglio comunale aperto ho dato notizia che, giorno 20 di novembre l’associazione Terramare con i suoi vertici, il sottoscritto Arturo Andolina e l’avvocato Angela Passarello hanno incontrato il nuovo procuratore capo del Tribunale di Siracusa “Sabrina Gambino”, ricevendo assicurazioni dalla stessa sulle problematiche derivanti dall’inquinamento industriale e dalle corpose denunce presentate, dimenticandosi però, dopo un’attenta discussione e segnalazione, di fare all’indomani del nostro incontro, comunicazioni alla stampa sui rifiuti nucleari radioattivi interrati dalla mafia catanese nella cava di S. Giuseppe di fronte al cimitero di Melilli, denunciata più volte dalla stessa associazione ambientalista “Terramare”. Qui di seguito si riporta l’articolo di Concetto Alota:

Giorno 22 novembre il giornalista Concetto Alota pubblica il seguente articolo:

Si avviano verso la conclusine le indagini dell’inchiesta sull’inquinamento selvaggio. Denominata “No Fly” iniziata con diciannove indagati ma nel frattempo potrebbero essere aumentati e altri discolpati dai reati inizialmente ipotizzati. L’accusa all’inizio era d’inquinamento ambientale in concorso, ma per la società Ias che gestisce il depuratore consortile di Priolo, le indagini si sarebbero allargate, oltre all’inquinamento dell’ambiente, anche alle tematiche dell’appalto dei lavori e alla possibile ritardata manutenzione degli impianti fino al possibile deperimento e cattivo funzionamento; ma la stessa cosa insisterebbe in altri stabilimenti.

La Guardia di finanza, Nictas, Arpa e un consulente della Procura di Siracusa hanno fatto la spola tra gli impianti delle industrie sotto inchiesta e i depuratori, compreso quello consortile di Priolo, gestito dall’Ias in cui le visite degli investigatori sono state davvero copiose, con acquisizione ,non solo nella sede dello stabilimento di Priolo, con atti irripetibili, prelievi e foto. Una corposa documentazione da riversare nei diversi fascicoli d’indagine aperti nell’ambito della maxi inchiesta sull’inquinamento industriale della Procura di Siracusa con l’ipotesi d’inquinamento ambientale e i possibili sviluppi sulle eventuali ulteriori responsabilità. Le indagini durano da parecchio tempo con diverse proroghe.

La Procura di Siracusa, diretta dal procuratore capo Sabrina Gambino (nella foto), intende accertare se gli impianti di raffinazione del petrolio e della depurazione dei reflui industriali e civili possano essere considerati fonti di esposizione da inquinanti ambientali, dannosi per la vita degli esseri umani. La domanda che si pongono gli inquirenti è se lavorazione del petrolio e dei suoi derivati possa comportare rischi per le persone che siano esposte agli effetti dei prodotti finali fuori controllo, gas combustibili, zolfo, Gpl, benzine, gasoli, oli, bitumi e altri prodotti intermedi nei vari cicli tecnologici e di distillazione, cracking, reforming. E ancora, alle sostanze utilizzate in tali cicli o aggiunte ai prodotti finali e infine alle sostanze di scarto raccolte come rifiuti o emesse nell’ambiente, compreso i reflui industriali e fognari trattati nei depuratori, scarti bruciati e scaricati in torcia.

Sulla scrivania degli inquirenti ci sono anche gli studi tossicologici sulle sostanze cui i lavoratori del settore possano essere stati esposti; studi basati sia su sperimentazioni animali sia sui risultati di approfondimenti epidemiologici effettuati su operatori potenzialmente esposti a olio crudo e agli elementi volatili. Tutte queste sostanze sono giocoforza presenti negli impianti dell’Ias, così come negli altri depuratori della zona industriale, in cui sono convogliati i reflui della produzione industriale; una sorta di pozzo nero generale. Ed è su questo e altri aspetti che la Procura intende fare chiarezza.

Tronconi d’indagini che riguardano le tematiche ambientali e le attività dei depuratori legata alla maxi inchiesta sull’inquinamento nel polo petrolchimico siracusano. Le indagini di primo acchito furono coordinate dal Procuratore Fabio Scavone e dirette dai sostituti Tommaso Pagano, Salvatore Grillo e Davide Lucignani. Le operazioni condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Siracusa e i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa, unitamente a personale del Noe di Catania e del Nictas dell’Asp di Siracusa, che hanno portato a termine l’esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip presso il Tribunale di Siracusa; quattro gli stabilimenti industriali situati nel Polo Petrolchimico siracusano fra i comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo.

Troncone d’indagine, che la Procura ha riaperto e condotto nella massima discrezione e finalizzato alla chiusura del cerchio rosso dell’inquinamento selvaggio da parte delle industrie, compreso i depuratori che sono l’ultimo stadio in cui avviene la depurazione dei reflui velenosi provenienti dagli stabilimenti del Petrolchimico di Priolo. Rimane ancora aperto il filone delle discariche e dello smaltimento dei fanghi.

Le attività investigative coordinate dalla Procura di Siracusa, scaturiscono da una serie di esposti e denunce pervenuti, nel tempo, all’ufficio di Procura, alle Forze di Polizia e ad altri organi a seguito dei quali un collegio di consulenti tecnici nominati dalla Procura accertavano la natura inquinante e molesta, sotto il profilo odorigeno, delle immissioni aeree degli stabilimenti di Versali s.p.a. di Priolo e Sasol s.p.a. di Augusta, e dei depuratori Tas di Priolo Servizi s.c.p.a. di Melilli e IAS s.p.a. di Priolo Gargallo, a cui si sarebbero aggiunti altri soggetti giuridici, impianti che furono sottoposti al sequestro.

I dati di analisi raccolti da consulenti e tecnici hanno, nella buona sostanza, rilevato concentrazioni stabilmente elevate delle sostanze prese in considerazione nei rilevamenti effettuati presso le centraline di San Cusumano, Ciapi e Priolo centro; ripetuti eventi di picchi elevati di concentrazioni delle sostanze prese in considerazione nei rilevamenti effettuati presso le centraline di Melilli, Siracusa e Augusta; mancata utilizzazione delle “migliori tecniche disponibili” da parte dei responsabili degli stabilimenti. In sintesi, gli stessi consulenti tecnici hanno altresì evidenziato di avere raccolto elementi che “inducono a ritenere che la qualità dell’aria nel territorio interessato si sia fortemente degradata”…… rilevando come “nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta e in parte Melilli si registra una qualità dell’aria nettamente inferiore a quella degli altri Comuni della provincia, avuto riguardo ai vari inquinanti presi in considerazione”.

Una buona notizia per i residenti nei comuni industriali che sono ormai disperati perché colpiti dalla puzza e dei miasmi giorno e notte a turni regolari avvicendati, in base a come spirano i venti.

La ripresa delle indagini dopo una breve pausa lasciava sperare i necessari chiarimenti sulla grave situazione che ormai è diventata improcrastinabile. La puzza e i miasmi si sono addirittura aggravati e la situazione appare fuori controllo, con l’angoscia della popolazione residente costretta a vivere tra miasmi, fumi e bolle di gas in libertà.

Un’indagine stralciata da quella generale iniziata nel 2014, proseguita nel 2015 e 2016,  che portò nel 2017 al sequestro preventivo degli impianti delle due raffinerie Esso e Isab che insistono nel petrolchimico siracusano. Come già pubblicato da queste colonne, i legali difensori di Esso Italia (ora Sonatrach) e Isab-Lukoil hanno depositato nel tempo utile stabilito le dichiarazioni di osservanza degli aggiornamenti degli impianti, così come prescritto dal Gip del tribunale di Siracusa Michele Consiglio a suo tempo, su richiesta della Procura di Siracusa. Ora si aspettano le risultanze delle ultime indagini che, secondo gli ambienti giudiziari, potrebbero essere carichi di tanti possibili sviluppi a ventaglio e abbastanza insidiose.

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