Da quando è stato scoperto il Covid 19, sono stato uno dei più grandi diffidenti sul vaccino, ma sopratutto un grande negazionista, in una parola, come si dice un No-Vax. Mi sentivo, nonostante l’età avanzata, con i  miei 75 anni compiuti, indistruttibile, forte delle mie convinzioni, ma, soprattutto, delle mie negazioni.

foto1Mi ero convinto che il covid 19 fosse solo un’influenza, ben curabile a casa. Purtroppo avevo sbagliato tutto. Infatti, nei primi giorni del mese di ottobre, mia moglie, che è una professoressa, ha contratto il virus trasmessole da una sua alunna. Per precauzione, oltre al tampone genico, effettuato ogni 48 ore risultando sempre negativa, anche su sollecitazione della preside, fa un tampone molecolare e voilà risulta positiva al Cov Sars2.

Da quel momento in poi sono cominciate a crollare tutte le mie certezze, nello stesso giorno ho deciso di sottopormi anch’io al tampone, risultando negativo, pur non di meno conscio di rischiare molto, scelsi di starle vicino senza allontanarmi da lei, anche perché, abitando in campagna, non pensavo minimamente di lasciarla da sola.

Entrambi ci siamo isolati, eravamo in contatto con i medici dell’USCA per iniziare la cura contro il malefico coronavirus, stranamente io mi sentivo bene, ma dopo dieci giorni ho cominciato a stare male e giorno 18 di ottobre scorso ho dovuto lasciare mia moglie da sola perché di notte mi sono fatto accompagnare d’urgenza da un’ambulanza in ospedale, non respiravo più, soffocavo. Da quella notte, in funzione del mio malessere sono cadute tutte le mie sicurezze, tutte le mie spacconerie, ho iniziato a capire che il covid,da me tanto snobbato, era diventato, anche per mia colpa, un affare serio.

Dal giorno del mio ricovero in pneumologia ho cominciato ad avere problemi di saturazione, e senza ossigeno non riuscivo a respirare.

Non vi nascondo che dall’espressione dei medici avevo capito che ero in condizioni molto gravi, mi avevano fatto capire che se la malattia non avesse avuto un cambio di tendenza sarei stato trasferito in rianimazione, non vi nascondo che avevo molta paura e mi si leggeva in viso.

Essendo un Cristiano ho iniziato a pregare. Quella notte stessa ho capito che qualcosa stava succedendo, ho incominciato a sentirmi meglio e il giorno dopo, contento, l’ho comunicato ai medici, riferendo che sentivo però un dolore al costato destro. I medici capirono che bisognava indagare e subito dopo una ecografia mi spedirono al pronto soccorso per effettuare una tac. L’esito è stato devastante, oltre alla polmonite bilaterale e interstiziale, la pleura si era staccata dai polmoni. Si era creata una falda pneumotoracica (pneumotorace è una patologia ad esordio improvviso caratterizzata dalla presenza di aria nello spazio pleurico (cioè nello spazio virtuale tra i due foglietti pleurici che rivestono il polmone e la parete toracica). Sono ricaduto nel dramma e lo stesso pomeriggio ho assistito al trasferimento in terapia intensiva di un altro paziente ricoverato nella mia stessa stanza, il paziente aveva appena 46 anni e anche lui non aveva effettuato nessun vaccino. Il giorno dopo in corsia ho saputo, attraverso un infermiere amico di quel paziente, che dopo appena quattro ore dal suo trasferimento in terapia intensiva era deceduto. Vi lascio immaginare il mio stato d’animo. Purtroppo non era ancora finita, in quanto la notte dello stesso giorno ho assistito alla morte di altri due ricoverati, miei vicini di letto, uno giaceva alla mia  destra e l’altro alla mia sinistra, quest’ultimo aveva occupato il letto del paziente deceduto il giorno prima in intensiva.

Ho trascorso una notte da incubo, in appena due ore ho assistito alla morte di altre due persone. Ho assistito come dalla stanza i due furono collocati dentro sacchi blu e trasferiti all’obitorio dell’ospedale. Da quel momento in poi aspettavo il mio momento, mentre, contrariamente a quelle che erano oramai le mie convinzioni, cominciavo a sentirmi meglio. Giorno 3 di novembre sono stato sottoposto a tampone, per fortuna con esito negativo.

Ero convinto di aver superato tutto, pensavo che sarei stato dimesso, invece il primario, forte del tampone negativo, mi comunicò che non sarei stato dimesso e con tutto il letto fui trasferito in una stanza da solo poiché temeva in qualche altro contagio, stando in una stanza con altri ammalati di covid. Dopo altri dieci giorni ancora di intense cure mi comunicarono che era giunto il momento di essere trasferito a casa, ero felice ma ero talmente spaventato che pensavo che forse sarei stato meglio se fossi rimasto ancora in ospedale, avrei dovuto continuare a sottopormi ad ossigeno terapia per far attaccare la pleura ai polmoni, oramai accettavo tutto, mi ero convinto che dovevo avere pazienza. Passarono così altri dieci giorni. Il 12 di novembre la primaria mi comunicò che era giunto il momento di essere trasferito a casa, ed a casa avrei dovuto continuare h/24 a mantenere l’ossigeno, cosa puntualmente avvenuta per un altro mese ancora. In tutto questo tempo sono dimagrito 15 chili, le mie gambe erano diventate prive di muscoli, non riuscivo a reggermi in piedi, mi dicevano che mi stavo recando verso la guarigione ma credetemi io mi sentivo uno straccio, pensavo che non sarei mai riuscito a recuperare le mie forze, le mie energie. E così con una ambulanza fui accompagnato a casa.

Purtroppo, a casa, dopo due giorni, quando decisi di togliere il catetere, ricominciai a sentirmi ancora più male. Ebbi una sepsi con febbre a 39, una infezione post- catetere. Mi si abbassò la pressione massima a 65, mi sentivo morire, mi stavo collassando ma per fortuna essendo assistito da un mio amico medico ritrovato, il dott. Remo Ternullo, che ringrazio tantissimo, il quale curandomi attraverso flebo e antibiotici, dopo circa altri 20 giorni mi sono ripreso. Quindi, tra terapie fisioterapia, l’amore di mia moglie, dei miei figli, dei miei nipoti, dei parenti, mia sorella Tina, la vicinanza di alcuni amici speciali: Angela, Agnese, Giusy, Antonella, Nicoletta, Sofia, etc.., in particolare Patrizia Cubeta e l’aiuto di Dio e tutti i Santi del paradiso sono guarito.

Ci tengo a precisare che da quando sono stato dimesso dall’Umberto primo, la primaria dott.ssa Pagana ( nella foto in alto ) non ha mai smesso di chiamarmi al telefono, monitorandomi giorno dopo giorno, adesso sto bene e voglio essere sincero: io ora in avanti vedo il Sole.

La degenza in ospedale con l’ossigeno ad alti flussi, insieme alle cure monoclonali e terapia di supporto, mi hanno salvato. Il percorso è stato duro e lento, condito da molta fortuna, fede e grande professionalità del personale medico, infermieristico e ausiliare che ci tengo con la presente ringraziarli ad uno ad uno menzionando nomi e cognomi di ciascuno di loro, qui di seguito, iniziando dalla dott.ssa Clara Pagana ( nella foto in alto ) primario del reparto pneumologia dell’ospedale Umberto I° di Siracusa coadiuvata da medici quali: Patrizia Faraone, Andrea Spataro, Orazio Magliocco, Giovanna Accolla e Angela Santangelo. A seguire, gli infermieri: Emanuele Veneziano (coordinatore), Marcello Aliotta, Valeria Bufalino, Antonella e Damiano Caruso, Salvatore Casella, Massimiliano Correnti, Annamaria Di Mauro, Anna Giordano, Claudio Gozzo, Aurora Gurgone, Valentina Lai, Giuseppe La Vita, Antonella Macca, Giuseppe Magliocco, Angela Mollica, Rosalba Onorati, Giulio Tiralongo, Veronica Trantino e Assunta Carbone. Tra gli OSS si ringrazia: Grazia Spanò, Sinuè Amoddio, Sebastiano Marotta, Paola Battaglia, Cristina Felice, Doina Taran e Gaetano Rizzotti. Ci tengo a sottolineare che dal primario agli operatori si sono dimostrati sin da subito molto preparati ma soprattutto persone sensibili e dotate di grande senso di umanità. “Angeli in Terra” come li ha spesso definiti mia moglie quando gli telefonava per avere notizie del sottoscritto.

Ho ritenuto scrivere questo articolo poiché ho voluto dare un contributo ricredendomi sulle mie convinzioni negazioniste, sperando che ancora i tanti che la pensano ancora come io la pensavo possano ricredersi. Il covid esiste e non è un’influenza normale.

W la vita ed un abbraccio a tutti voi.

 

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