Analizzando i dati del Catasto Rifiuti dell’ISPRA relativi al Comune di Melilli, emerge un dato significativo: a partire dal 2017, con l’insediamento dell’Amministrazione Carta, la percentuale di raccolta differenziata ha registrato una crescita esponenziale, passando dal 5% del 2016 al 72% nel 2025.
Un risultato che supera ampiamente l’obiettivo minimo del 65% previsto dalla normativa vigente. Tuttavia, resta ancora circa il 30% di rifiuti indifferenziati che viene smaltito in discarica.
È importante ricordare che quando parliamo di “smaltimento”, spesso intendiamo il semplice seppellimento dei rifiuti in discarica. Parliamo di materiali non riciclabili né compostabili — come contenitori per pizze sporchi, involucri alimentari, polistirolo, tetrapak, giocattoli, CD/DVD, oggetti in plastica mista, assorbenti, pannolini, ceramiche, piccoli RAEE e molto altro — che impiegano centinaia o migliaia di anni a decomporsi.
Questi rifiuti, durante la loro lenta degradazione, contribuiscono:
-All’emissione di gas serra (CH₄ e CO₂);
-All’inquinamento del suolo e delle falde acquifere;
-A un impatto economico rilevante per bonifiche e manutenzioni future.
Ne è prova concreta l’investimento milionario dell’attuale amministrazione per la bonifica di 8 discariche su 11, abusive, tra Melilli e Villasmundo. Solo per la messa in sicurezza della discarica Andolina (C.da Bagali), con Delibera del Consiglio Comunale n. 8 del 26/01/2024, sono stati stanziati 2,4 milioni di euro, suddivisi tra indagini preliminari, lavori e spese amministrative.
A tutto questo si aggiunge il peso crescente della TARI: i costi di smaltimento in discarica sono aumentati sensibilmente, passando — secondo l’ANCI Sicilia — da circa 112 €/tonnellata nel 2014 a 380 €/tonnellata nel 2023, generando un ricorso all’Antitrust. Oggi paghiamo sui 400 euro/tonnellata.
L’Europa fissa un obiettivo chiaro: ridurre lo smaltimento in discarica al 10% entro il 2035. Un traguardo ambizioso, ma per Melilli non irraggiungibile. Anzi: possiamo anticiparlo.
La risposta concreta è l’MBT (Trattamento Meccanico Biologico).
Il Trattamento Meccanico Biologico (MBT) è una tecnologia utilizzata per trattare i rifiuti indifferenziati prima che finiscano in discarica. L’obiettivo è ridurre il volume e la pericolosità dei rifiuti, recuperare materiali riciclabili e stabilizzare la frazione organica per evitare fermentazioni, cattivi odori e produzione di percolato.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale e sanitario, il TMB, inquina molto meno rispetto ad una discarica e termovalorizzatore. Lo confermano i vari studi epidemiologici dei vari impianti TMB distribuiti nei comuni virtuosi in termini di raccolta differenziata dell’ Europa e Italia.
Investire in un MBT o TMB non è una scorciatoia: è una scelta di civiltà, di responsabilità, di visione. Significa passare da un modello lineare (usa e getta) a un’economia circolare, dove ogni rifiuto diventa una risorsa.
È il momento di decidere: vogliamo continuare a gestire i rifiuti come un problema da sotterrare, o vogliamo trasformarli in un’opportunità di innovazione, occupazione e sostenibilità?
Dott.ssa Mara Nicotra
Ricercatore/docente in biologia ed ecologia

Scrivi