Stiamo andando incontro alla fase 3, se tutto dovesse andare bene dal 4 maggio in Italia si potrà circolare in lungo ed in largo senza dover dare spiegazioni alle forze dell’ordine che potrebbero fermarci in strade ed autostrade per un qualsiasi controllo di routine.

Certo dobbiamo dire che la fase del lockdown è stata terribile. Per ragioni di salvaguardia della nostra salute e quella degli altri abbiamo accettato senza protestare qualsiasi decisione veniva presa dal nostro presidente del consiglio, ivi compresa essere sottoposti agli arresti domiciliari, anche se sapevamo che la costituzione non poteva consentire tutto quello che ha emanato. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità verso gli altri e per noi stessi.

Adesso la devono finire con il linguaggio delle concessioni e della paura. Gli italiani, causa coronavirus, hanno accettato la sospensione di molte loro libertà costituzionalmente garantite: quella personale, di circolazione, di proprietà (non si può ancora raggiungere la seconda casa fuori regione), di riunione, di libertà di culto.

Lo hanno fatto senza protestare, per la paura di morire causa coronavirus e causa una inadeguatezza (a cominciare dai posti in terapia intensiva) ad affrontare l’emergenza da pandemia del nostro sistema sanitario. Adesso però basta: “La politica, il governo, i ministri, i virologi, le task force, i comitati tecnico-scientifici devono finirla con il giochino del bastone e della carota e con i cittadini italiani nel ruolo di conigli da ammaestrare”.

Molti Sindaci hanno rotto le palle, sembravano quasi  sindaci sceriffi, i continui richiami alla irresponsabilità della gente che invece è ed è stata molto, ma molto responsabile.

Ciò ad onor del vero non può essere detto del nostro Sindaco, avendo visto all’opera il Sindaco di Melilli Giuseppe Carta. Un uomo, un Sindaco che fin dal primo momento si speso per la comunità senza risparmio alcuno, pretendendo il massimo rispetto per i dpcm emanati dal presidente del consiglio e delle ordinanze contigibili adattate in relazione alla conformità del nostro territorio.

Hanno scocciato le ambiguità del potere incapace di dare in tempo la cassa integrazione a tutti i lavoratori che l’hanno richiesta per campare le loro famiglie. Un governo incapace di dare i soldi a tutti gli imprenditori, i commercianti e le partita iva che ne hanno bisogno. Di assicurare le mascherine (dopo averle annunciate) a 50 centesimi, per fortuna anche questa lacuna a Melilli è stata colmata con la distribuzione di mascherine comprate dal comune in proprio mettendoci anche i soldi.

Ed hanno rotto le palle i virologi, divisi su tutto ma uniti da un certo gusto di starsene ospiti sui media e magari di pubblicare libri. Hanno scocciato le multe ai ristoratori che protestano, mentre alcuni boss se ne vanno ai domiciliari ai tempi del coronavirus. La fotografia delle persone a camminare sui Navigli, a Milano, è diventata l’ennesimo pretesto per dare la colpa alla gente nel caso la fase 2 andasse male, la colpa sarebbe di una inadeguatezza dei cittadini che invece è della nostra classe politica, e dirigente.

Ieri, leggendo sul “Corriere della Sera” un passaggio dell’intervista del ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia c’era da trasecolare sin dal titolo: “Serve prudenza. Ogni giorno in Italia 300 contagiati sul posto di lavoro”. E nel testo, in un passaggio il ministro Boccia avverte: “Gli ultimi dati dell’Inail dicono che 300 persone al giorno in Italia si contagiano sul posto di lavoro e dieci muoiono. Ed il lockdown si è allentato da una settimana soltanto”.

Dati che andrebbero spiegati, caro Boccia. 300 persone si contagiano a lavoro. Dove? Negli ospedali? Nelle Rsa? Nei Pronto Soccorso? Nei supermercati? Nelle farmacie? Nei trasporti pubblici? Nei trasporti privati? Nelle fabbriche, la maggior parte delle quali hanno riaperto da pochi giorni? O nei negozi, che sono ancora chiusi? Se i numeri non si spiegano, quando parlano di contagi e di morti, rischiano di diventare soltanto uno strumento di terrore. Una classe dirigente, quando li dà i numeri, ha il dovere di spiegarli.

Quindi l’Inail, citata dal Ministro Boccia, li spieghi nel dettaglio questi numeri delle 300 persone al giorno che si contagerebbero nel posto di lavoro. Dove? Come? Con quale distribuzione geografica? Li spieghino nel dettaglio e capiscano che la paura e basta come narrazione del presente e del futuro, dopo due mesi di libertà sospese, ha stancato.

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