“Se lo Stato non interviene sarà tutto perduto”. Paolo Borrometi Vittoria l’ha raccontata, prima di quel suv che ha travolto e ucciso Alessio e Simone D’Antonio, i cuginetti di 11 anni falciati mentre erano davanti a casa. E soprattutto, l’ha vissuta, ha vissuto le minacce prima, l’aggressione poi: “La mia spalla è menomata per il 30%, solo l’anno scorso dovevo saltare in aria con un’autobomba, io l’ho vissuto sulla mia pelle quello che accade ogni giorno e per questo dico che se non si fa qualcosa tutto sarà perduto” cosi afferma Paolo Borrometi. Nel suo libro “Un morto ogni tanto” Borrometi racconta di questo pezzo di Sicilia sud orientale compresa tra Siracusa e Ragusa,  nella quale qualcuno per lungo tempo ha pensato che ci fossero solo piccoli criminali.

“Leonardo Sciascia diceva a Gesualdo Bufalino”  “Tu vivi nella provincia babba”, come se a Siracusa e  Ragusa la mafia non ci fosse mai stata, perché  storicamente in questo territorio è stato sempre un territorio dove giravano i soldi, e dove quei soldi venivano ripuliti. “Per anni ci siamo crogiolati nell’idea che la mafia qui non fosse mai arrivata” .

“Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!”. Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ha mai fermato Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali.

Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud orientale.

Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio.

Questo  primo libro di Paolo Borrometi è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta.

Per i cittadini melillesi sarà un onore poter partecipare alla presentazione del suo libro “Un morto ogni tanto” il 23 ottobre  alle ore 17,00, all’interno della basilica di San Sebastiano.

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