Lettera aperta a quanti mi hanno seguito, a quanti lo fanno anche oggi e lo faranno in futuro ed anche a … quanti non lo faranno più (come se fosse un peccato gravissimo).

Da oltre trent’anni (tutti gli Augustani lo sanno) conduco la mia “personale” battaglia sui gravi problemi di Augusta. Per qualche parola ritenuta “esagerata” scritta su un volantino nel corso di questa lunga battaglia mi sono trovato addirittura perfino dentro un’aula di tribunale: era l’anno 1990, quello del “terremoto … dei silenzi”. Ho sempre considerato un problema non solo etico, ma soprattutto un problema morale e di fede la questione ambientale e quella dei rischi civili. Sono, innanzitutto, un cittadino “come gli altri” prima ancora di essere un prete, anche se “mihi generis”. È ovvio che in ogni situazione esistono punti di vista diversi, perché nessuno può vantarsi di conoscere tutti i 360 gradi di ogni singola vicenda. So perfettamente di vivere in una zona ad alto rischio e esposta a molti rischi. La questione ambientale e quella dei rischi civili mi toccano quotidianamente ed indipendentemente dal mio essere cittadino – anche con le sue personali ideologie politiche – a quello di esercitare il particolare ruolo di prete in questa città. L’essere diventato, oggi, un personaggio pubblico, mi espone – nel bene e nel male – ad essere messo al centro dell’attenzione. Ovviamente, per certe scelte, quando non si è graditi a tutti si è scomodi. Pazienza, è un prezzo da pagare. Poiché ho sempre creduto nella validità delle mie personali convinzioni e del mio operato ho portato avanti le mie iniziative che talvolta sono state ampiamente condivise ed altre volte anche contestate: ma, in fondo, ho mai costretto qualcuno a seguirmi? Chi in buona o mala fede o per altri motivi lo avesse fatto lo ha fatto perché ci ha creduto. A chi mi avesse “abbandonato” o contestato non ho mai rinfacciato la sua scelta. Ovviamente non essendo come certi uomini politici o candidati di questo o quel partito non ho usato epiteti ingiuriosi verso chi non mi ha dato il voto, né ho dato soldi o promesso alcunchè a chi mi ha seguito. Dai semplici cittadini alle istituzioni, dai fedeli di ogni singola parrocchia ai rispettivi parroci, fino alle Autorità ecclesiastiche, non ho costretto nessuno a dichiararmi solidarietà o a seguirmi: la propria credibilità si conquista sul campo con l’impegno e la coerenza. Dalla questione ambientale non ho mai ricavato soldi, semmai li ho persi (sarebbe più giusto dire “investiti” per un futuro migliore). Ovviamente i miei concittadini, sia quelli che vivono o muoiono di inquinamento sono assolutamente liberi nei miei confronti. Spesso durante o dopo alcune manifestazioni pubbliche contro l’inquinamento e le sue conseguenze ho sentito commenti come: “Ma è una iniziativa di don Prisutto o della Chiesa?” “Ma gli altri parroci dove sono?”; “Chissa cosa ne pensa il Vescovo?”. Alla luce degli insegnamenti recenti della Chiesa riguardo ai problemi ambientali, il comportamento delle comunità cristiane di Augusta potrebbe anche essere criticabile, ma il sottoscritto non ha espresso alcun giudizio in merito. Ognuno è libero di fare le proprie scelte. Come quella di invitare un personaggio importante a parlare di queste problematiche. Certe scelte e certe partecipazioni si possono fare per convinzione o anche per semplice passerella. Il vero giudizio lo daranno “i posteri” che verranno e vedranno. Anch’io potrei chiedermi: “Se nella messa del 28 di ogni mese, quando vengono letti 850 nomi di persone decedute per il cancro fosse presente anche un solo familiare per ogni nome letto, la Chiesa Madre sarebbe in grado di contenerci tutti?”. E se ai due ultimi cortei pubblici per ricordare i morti di cancro e per riaprire la vertenza ospedale fossero intervenuti “senza paura” e “con coraggio e coerenza” tutti gli interessati e tutti quelli che credono in questa battaglia in quanti avremmo dovuto essere? Per caso qualcuno è stato criticato o rimproverato dal sottoscritto?
Alla messa del 28 ho invitato due presidenti della repubblica, il presidente del senato, il prefetto di Siracusa, la popolazione di Augusta, le porte sono state sempre aperte per chi liberamente voleva venire. Invito, non obbligo. Alcuni sono venuti, altri, invece, hanno preferito partecipare a qualche spettacolo organizzato in contemporaneità. Tanti non sono venuti, altri hanno snobbato l’evento: però quando c’erano i funerali di giovani mamme morte per il cancro la chiesa si riempiva e magari con questa scusa le associazioni anticancro organizzavano raccolte di fondi che, solitamente vanno a finanziare ricerche ed opere “anticancro” lontano dalla nostra regione e dalla nostra provincia, dove, invece, le liste di attesa sono troppo lunghe e dove mancano perfino i loculi al cimitero. Alla messa del 28 varie volte sono venute incredibilmente da lontano le telecamere e le testate giornalistiche nazionali ed hanno dato risalto alla nostra tragedia: quelli vicini, gli Augustani, i primi che avrebbero dovuto lottare hanno fatto silenzio ed hanno disertato; quelli che dovevano difendere il loro ospedale non c’erano che in numero esiguo. (è una constatazione non un giudizio) Ad Augusta, al di la delle cifre ufficiali del registro tumori, durante i funerali si scopre che i morti di cancro sono uno due o perfino due su tre, ma qualcuno pensa di essere immune da questa patologia. Purtroppo in questa città c’è anche qualcuno che ha dichiarato una sorta di guerra al sottoscritto e che magari usa termini sarcastici, non tanto contro di me, ma contro una battaglia che dovrebbe essere di tutti anche sua.

In questa guerra per la stessa sopravvivenza di Augusta, soltanto qualche decina di persone o al massimo qualche centinaio di persone (vedi i numeri delle due ultime manifestazioni del 28) ha deciso di essere presente con me. Questi cittadini, probabilmente sono soltanto alcuni “mattoni” (non è l’accrescitivo di matti) di quella grande muraglia di rassegnazione omertosa che hanno preso coscienza che il silenzio e la non partecipazione non producono nulla ed hanno deciso di collaborare per creare in questa città una nuova coscienza. Da parte mia, continuerò, ancora, a scrivere alle istituzioni; continuerò a condurre altre iniziative anche a livello personale. La mia battaglia per Augusta ed in suo favore continua e continuerà, indipendentemente dai numeri e dai successi. La battaglia in difesa di Augusta per me è solo un atto di amore verso di essa. E l’amore come l’inquinamento che ci colpisce tutti i giorni non ha limiti di condizione sociale, età, sesso o appartenenza politica o religiosa. Arrivederci al prossimo 28 giugno (anche se siamo in piena estate) per un’altra “discutibile” iniziativa.

Don Palmiro Prisutto

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