Sono tanti gli studi scientifici e le relazioni tecniche effettuate sull’inquinamento petrolchimico e petrolifero della rada di Augusta.

Dagli anni 80 ad oggi non si è fatto altro che segnalare e denunciare concentrazioni di veleni nell’aria, nei suoli, nelle falde, in mare e nella catena alimentare. Ma dalle nostre parti l’ambiente e la salute sembrano non interessare nessuno.

Uomini e donne di scienza, responsabili e dotati di senso civico, dicono da tempo che bisogna controllare fabbrica per fabbrica e indurre gli eventuali inquinatori ad effettuare le bonifiche secondo il principio della Comunità europea “Chi inquina paga”.

Nessun impianto deve più scaricare reflui industriali in mare” -dicevano politicanti nel 2005, dopo lo scandalo dell’operazione Mar Rosso. “L’impianto cloro-soda di Melilli e Priolo deve essere chiuso”- gridava qualcun altro.

E mentre in altre parti del mondo le celle a mercurio venivano riconvertite in celle a membrana, Syndial del petrolchimico di Melilli e Priolo preferì chiudere il suo impianto cloro-soda, nonostante nel 1995, con Decreto del Presidente della Repubblica, che approvava il Piano di risanamento ambientale, se ne stabiliva la riconversione per l’eliminazione del mercurio in mare.

Ma quando un impianto chiude dovrebbe bonificare ciò che ha inquinato, per smaltire tutti quei rifiuti liquidi/solidi accumulati nel suolo o in mare da una vita, a maggior ragione quando la procura di Siracusa ammette che dal 1958 fino al 1980 è stato scaricato direttamente in mare dalla Montedison (Syndial) un quantitativo di mercurio di circa 500 tonnellate.

Nel 2005 fu firmato dall’allora ministro all’Ambiente un accordo di programma in cui vennero stanziati 770 milioni di euro per la bonifica della rada di Augusta e del Porto Grande di Siracusa. Una parte di questi finanziamenti li avrebbero dovuti sborsare gli inquinatori, ma qui sembra che da anni la cosa sia piantata lì. La legge n. 68/2015 sugli “ecoreati” ha introdotto, tra l’altro, nel codice penale l’art. 452-terdecies (“Omessa bonifica”) secondo cui <<salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un’autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi è punito con la pena della reclusione da uno a quattro anni e con la multa da euro 20.000 a euro 80.000.>> (comma 1). Qui, nessuno vuol pagare. Nessuno vuole fare le bonifiche della rada di Augusta.

Gira e rigira lo Stato trova sempre qualche escamotage per farla pagare ai cittadini, col sudore e col sangue di chi dopo una vita di sacrifici per portare 2 lire a casa, concepisce un figlio malformato e poi muore con un bel tumore al pancreas.

La dismissione del mercurio in surplus risultato dalla chiusura dell’impianto cloro-soda,  che fino al 2005 ha scaricato in maniera illegale i reflui industriali ricchi di mercurio nello specchio di mare all’interno della baia,

e la bonifica dei suoli contaminati e quella dei fondali della rada di Augusta andava fatta, senza se e senza ma!

Recenti ricerche (IAMC-CNR, 2012-http://eprints.bice.rm.cnr.it/8410/1/Augusta_REPORT_secured.pdf) condotte alle interfacce tra sedimento, acqua di mare e atmosfera, unite all’analisi del mercurio (Hg) su diverse specie ittiche demersali e bentoniche provenienti dalla Rada di Augusta, hanno permesso di definire il sedimento come una sorgente attiva di mercurio per l’ecosistema marino con conseguente rischio per la salute umana. L’elevate concentrazioni di mercurio riscontrate nei pesci fuori dalla rada confermano che esiste un processo di contaminazione nello Ionio che potrebbe portare ad un disastro del sistema marino più profondo. Il flusso di evasione di mercurio gassoso dall’acqua all’atmosfera risulta essere di 1-2 ordini di grandezza superiore ai valori riportati in letteratura per altri ambienti marini della Terra come Oceano Pacifico, Mar Mediterraneo, Oceano Artico, e rispetto ad aree particolarmente inquinate da mercurio come la Baia di Tokio (NaruKawa et ali., 2006) e il Mar Giallo in Cina (Ci et ali., 2011).

Inoltre, è stato stimato che le acque della Rada di Augusta, soprattutto quelle della zona Nord, immettono un flusso attivo di mercurio (10,06 ngL1) superiore al background di quello presente (0.2-0.4 ngL1) nel Mar Mediterraneo (Cassa et al., 1997, Horvat et al., 2003, Kotnik et al., 2007, Rayar et al., 2007).

Questi risultati supportano l’ipotesi del trasporto di mercurio dalla rada di Augusta alle acque antistanti, rappresentando un veicolo di contaminazione per l’intero bacino mediterraneo per mezzo delle correnti marine.

Vero è che i valori di mercurio più elevati si riscontrano nei sedimenti marini della zona sud della rada (Vallone delle Nevi), e che questi rappresentano la sorgente primaria di contaminazione, ma il fatto che ancora risulta nell’acqua di mare un rilascio attivo di mercurio significa che: o l’impianto cloro soda sta funzionando ugualmente o che quei famosi residui mercuriosi che dovevano essere smaltiti in Spagna, all’epoca, giacciono ancora indisturbati nei capannoni dell’impianto Syndial.

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