Raccogliamo lo sfogo di una ricercatrice siciliana  Melillese del quadrilatero della morte:Melilli, Priolo, Augusta e Siracusa.

Sono Mara Nicotra, una ricercatrice in biologia marina siciliana, da tempo mi occupo di problematiche ambientali sia nazionali che locali, battagliando e denunciando omissioni e colpe con i dati alla mano. Ma qui non cambia nulla. In particolare, studio gli effetti dell’inquinamento ambientale, soprattutto di origine delle raffinerie sugli organismi viventi. Di recente e precedentemente sono stata intervistata da diverse emittenti e giornali, per lanciare il mio grido di allarme contro istituzioni e industrie ree anche oltre lo stretto. In questi giorni ho fatto una valutazione dei pro e dei contro sulle trivelle. Ebbene, ho partorito una relazione tecnico-scientifica, sulla base anche di quello che succede e che è successo nella rada di Augusta, puntando l’attenzione sul grave impatto che queste perforazioni creano al mare e ai suoi abitanti. Quindi voterò SI a questo REFERENDUM. Vivo da 46 anni nel quadrilatero industriale siracusano, definito da tanti “della morte”, qui, infatti, è un inferno di rumori, incidenti e puzze quotidiane. Sessant’anni fa’ ci hanno tolto il mare, adesso ci costringono a non respirare, a non uscire di casa, poiché l’aria è sempre impestata da potenti veleni cancerogeni e mutageni, non normati dall’attuale decreto 155/2010. In pratica, nel Siracusano, così come in tutte le “aree a rischio”, non vengono monitorate sostanze inquinanti di derivazione petrolchimica come acido solfidrico, idrocarburi non metanici e picchi orari giornalieri di benzene, quest’ultimo, definito dallo IARC, “supercancerogeno” tra gli idrocarburi policiclici aromatici. E’ come se in tutta Italia non esistessero limiti di legge per misurare gli inquinanti di derivazione petrolchimica. In poche parole è come se le industrie non inquinassero la biosfera. Si prendono in considerazione, quando le centraline funzionano, solo gli inquinanti da traffico veicolare. Intanto, ad Augusta così come a Melilli (il mio paese natio), Priolo e Siracusa, ogni 2 funerali uno è per cancro. Ed è un miracolo, anche tra le giovanissime, riuscire a far nascere un figlio sano. Ho attenzionato, più volte il problema, anzi i vari problemi ambientali e sanitari che affliggono il nostro territorio, come me anche altri cittadini e uomini di chiesa, come don Palmiro Prisutto (arciprete chiesa madre Augusta) ma a pagarne le spese, mi rendo conto, che sono sempre l’ambiente e la salute pubblica. In Europa chi omette e chi inquina, pagano, mentre in Italia non si arriva neanche ai processi. Debbo forse pensare che istituzioni, politica e industria sono coperti dalla magistratura? E che sopra la magistratura c’è un ente supremo che decide il destino dell’economia di uno stato, di una regione intera? Quello di produrre oro nero a tutti i costi non è il futuro degli italiani, perché il futuro è invece nelle rinnovabili, nella riconversione degli impianti, nella bonifica dei Sin contaminati, nella industria innovativa, nella realizzazione di aree protette, parchi e centri di ricerca, nel riciclo anche creativo dei rifiuti, così come prevedono le attuali direttive europee. Il futuro, quindi, è verso lo sviluppo “Ecosostenibilile”, la strada che l’umanità deve percorrere affinché lo sviluppo della società consenta di pari passo un rapporto più sano con i sistemi naturali da cui dipendiamo. Vivere meglio si può e conviene. Perseguire tale sviluppo non vuol dire bloccare il progresso ma ricercare un miglioramento della qualità della vita nei limiti della recettività ambientale. Non a caso nasce Melilli, Priolo, Augusta verso uno sviluppo ecosostenibile (il mio libro), un piano d’azione per lo sviluppo ecosostenibile, che non deve solo promuovere la conservazione delle risorse, ma sollecitare attività produttive compatibili con gli usi presenti e futuri di questi paesi. L’ho scritto perché vivere in un ambiente sostenibile è diventato, oramai, uno dei motivi principali dell’esistenza dell’uomo. L’evoluzione della specie, definita dal suo genoma, dipende dall’ambiente. Quello che occorre è un cambiamento di stile di vita, di visione del mondo. Alla base dell’economia, dal punto di vista ecologico, quello che deve contare è l’interesse della specie e non del singolo individuo, ma dell’intero genere umano. Quello che serve è la cultura della politica, promuovere le responsabilità intergenerazionali, accettare il nuovo e considerarlo, inserire le esigenze dell’ambiente nel processo dello sviluppo socio-economico perché “Ecologia ed Economia” sono, forse, l’unico binomio per cui ne vale la pena lavorarci. Dott.ssa Mara Nicotra (ricercatrice in biologia ed ecologia)

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