La carenza di spazi per il tempo libero dei giovani è un problema ampiamente diffuso in tutto il nostro Paese, e non riguarda solo i piccoli centri. Tuttavia è proprio in queste comunità che gli adolescenti ne avvertono di più la mancanza. Questo perché le alternative si riducono in proporzione, e i ragazzi disponendo di più tempo libero vorrebbero poterlo trascorrere principalmente negli spazi urbani di uso pubblico, visto che a dispetto di Internet, dei social network e della tecnologia in generale, attribuiscono ancora un grande valore al contatto umano e alle amicizie. Il fenomeno della rivendicazione di spazi da parte dei giovani non è un capriccio, dunque, ma un qualcosa di legittimo legato al bisogno di avere a disposizione dei luoghi in cui incontrarsi gratis, fare sport, condividere le proprie idee ed esperienze, svagarsi suonando e ascoltando musica, e così via. Ma a Melilli la cosa è alquanto problematica: lo stadio Comunale è per esempio sotto certi aspetti abbandonato a se stesso, con l’immondizia e l’incuria a fare compagnia ai pochi temerari che vanno a praticarci un po’ di sport. Poche le strutture pubbliche di aggregazione, senza contare il fenomeno della disoccupazione, che priva i ragazzi più grandi di entrate tali da permettergli almeno di fruire con una discreta continuità di quelle private. Per fortuna che esistono le parrocchie, che per molti rappresentano ancora oggi una seconda casa, oltre alla Consulta giovanile, che da anni porta avanti delle ottime iniziative. Ma sono casi isolati che da soli non possono bastare. Sul tema i giovani melillesi hanno comunque le idee molto chiare e invocano da questo punto di vista l’aiuto delle istituzioni locali, di oggi o di domani. Giuseppe, 28 anni, disoccupato, chiede per esempio “una politica dedicata ai problemi sociali. Ci vogliono più iniziative dedicate a coloro che stanno costruendo il loro futuro. Deve essere una delle priorità della eventuale nuova amministrazione”. Dello stesso avviso è la studentessa ventiduenne Stefania, la quale sostiene che la politica locale dovrebbe sempre avere una grande attenzione verso il problema dell’occupazione giovanile. “Dicono che siamo il futuro, ma da come veniamo trattati non mi sembra. Molti politici dimenticano che siamo anche il presente”. Più articolato il giudizio di Mirko, 30 anni, operaio: “sono sincero, ho smesso da anni di credere nella classe politica in generale, e come me anche molti miei amici. Ma voglio lo stesso chiedere di dare più importanza al mondo giovanile e a tutto ciò che gli gira intorno. La riflessione sul fatto che Melilli abbia spazi dedicati a noi oppure no è una riflessione che mi porto dentro quelle poche volte che mi capita di passeggiare in via Iblea e piazza Crescimanno il venerdì o il sabato sera, e vedo una marea di giovani fermi immobili ad aspettare non si sa che cosa davanti a un locale”. Quello dei luoghi di aggregazione è un problema lamentato anche dai più “piccoli”, dagli adolescenti. Dice in tal senso Marco, studente di 16 anni: “in inverno quando non andiamo in piazza, con i miei amici ci vediamo o qui, nello spiazzale vicino al campo sportivo, al freddo, o a casa di qualcuno di noi, dove giochiamo ai videogiochi”. Gli fa eco il suo amico Franco, che aggiunge come ciò avvenga però solo “il pomeriggio, dopo aver studiato. La sera invece se non possiamo stare a casa e piove, siamo costretti a incontrarci nei bar”. Luigi, 17 anni, pensa invece che il problema non sia la mancanza di spazi: “ci sono, solo che bisognerebbe renderli più vivibili”, sostiene mentre con la mano indica il vicino stadio Comunale. “A chi ci amministra chiederei principalmente più spazi per i giovani, luoghi aperti a tutti e senza distinzioni sociali o politiche, senza ‘clan’ interni che gestiscono il tutto magari a seconda delle simpatie politiche”, – dice Ilenia, 19 anni, “mantenuta da mamma e papà” come si autodefinisce ironicamente. “Poi ci sarebbe bisogno di organizzare più eventi culturali di richiamo e bisognerebbe dare più sostegno alle attività pro-sociali, investendo energie e denaro per restituire a noi giovani, per cominciare, l’idea che un futuro è possibile”.

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